Festival “Ritrova le tue Radici” a Vallo della Lucania: due giorni dedicati a identità, tornanza e memoria collettiva
Il 23 e 24 aprile 2025, Vallo della Lucania è diventata crocevia di storie, esperienze e riflessioni profonde grazie al Festival “Ritrova le tue Radici”. Due giornate dense di emozioni, cultura e partecipazione, che hanno coinvolto cittadini, istituzioni, studiosi, operatori turistici, famiglie e comunità locali, in un percorso condiviso alla scoperta del valore della memoria e del legame con il territorio. Promosso nell’ambito del progetto “Le Radici di Vallo della Lucania”, il Festival ha offerto un’occasione unica per esplorare il concetto di “tornanza” — il ritorno consapevole ai luoghi dell’anima — e per riflettere sul turismo delle radici come leva di sviluppo sostenibile. Al centro, il racconto autentico di chi è partito, di chi è tornato e di chi ha scelto di restare. Una narrazione collettiva, fatta di volti, storie e visioni di futuro. La prima giornata si è aperta con il convegno “Ritrova le tue Radici”, ospitato presso l’Aula Consiliare del Comune di Vallo della Lucania. Dopo i saluti istituzionali, il dibattito si è articolato tra contributi di alto profilo accademico e istituzionale. Corrado Matera, consigliere regionale della Campania, ha ribadito quanto il turismo delle radici rappresenti una vera opportunità economica e culturale, affermando: “I nostri emigranti, figli e nipoti di chi ha lasciato queste terre, sono i primi ambasciatori della nostra identità nel mondo. Offrire loro occasioni per riscoprirla è una missione che può generare sviluppo sostenibile”. Giovanni D’Avenia, presidente della Fondazione Super Sud, ha sottolineato la necessità di costruire reti solide tra pubblico e privato, dichiarando: “Perché le radici attecchiscano e generino frutti, serve una rete. Serve collaborazione, serve visione”. A fargli eco Luigi Rossi, presidente del comitato tecnico-scientifico della Rassegna sul Turismo delle Radici nel Parco Nazionale del Cilento, che ha rimarcato come “la tornanza non sia solo una dinamica migratoria inversa, ma un atto culturale e simbolico, che restituisce senso ai luoghi e consapevolezza a chi li abita”. Importante anche il contributo di Giuseppe Coccorullo, presidente dell’Ente Parco, che ha ribadito come il Cilento debba puntare sulla sua autenticità per diventare un laboratorio di turismo lento e identitario. Significativi gli interventi dei docenti universitari Stefania Leone, Raffaele Palumbo, Sergio Beraldo e Raffaele Sibilio, che hanno offerto una lettura multidisciplinare dei fenomeni legati all’identità, alla partecipazione comunitaria e alle nuove economie locali. Michelangelo Lurgi, presidente del Gruppo Turismo di Confindustria Salerno, ha posto l’accento sul ruolo strategico delle DMO (Destination Management Organization): “Senza una regia capace di valorizzare le eccellenze locali e metterle in rete, rischiamo di perdere un’occasione storica”. Concorde Gisella Forte di Assoviaggi Confesercenti, che ha sottolineato l’importanza di una progettualità concreta che metta al centro la formazione degli operatori del settore. Nel primo pomeriggio, il cortile dell’ex convento dei Domenicani ha ospitato un momento di grande suggestione: uno show cooking dedicato alla cucina tradizionale cilentana curato dallo chef e docente Michele Giaquinto. Tra i profumi delle erbe di campo, i racconti delle nonne e le degustazioni aperte al pubblico, la cucina è diventata mezzo di narrazione, ponte tra generazioni, strumento di accoglienza e radicamento. Il 24 aprile si è invece tenuto il secondo convegno, “Storie di Tornanza”, che ha dato voce ai protagonisti del ritorno, tra testimonianze personali e prospettive istituzionali. Domenico Nicoletti, segretario dell’Osservatorio Europeo del Paesaggio, ha aperto il dibattito sostenendo che “riscoprire le proprie radici è un atto identitario che rafforza le comunità e crea nuove economie”. L’assessore regionale al turismo Felice Casucci, intervenuto da remoto, ha affermato: “Il progetto delle radici è centrale nella nostra strategia di internazionalizzazione dell’offerta. È tempo di costruire un nuovo ponte tra chi è partito e i territori d’origine”. L’antropologo Vincenzo Esposito (Università di Salerno) ha arricchito il confronto spiegando che “la tornanza è un movimento emotivo prima ancora che geografico. È il bisogno di ricollocarsi in una storia più ampia, di cui ci si sente parte”. Aniello Di Vuolo, presidente della Fondazione ITS Bact, ha evidenziato la necessità di formare nuove figure professionali in grado di gestire e valorizzare le esperienze legate alle radici. In collegamento da Mendoza, il Console Generale d’Italia Giuseppe D’Agosto ha testimoniato l’entusiasmo delle comunità italiane in Argentina, dichiarando: “C’è un desiderio profondo di riconnessione. Il legame con i paesi d’origine non si è mai spezzato, e oggi può essere motore di nuovi incontri, anche economici”. Toccanti le testimonianze di chi ha vissuto la tornanza in prima persona: Luca Cresciullo, fondatore di Cyberspline Games e del progetto Borgo Interactive, ha raccontato il suo ritorno al Cilento come “una scelta di vita, di senso, di futuro”. Francesca Bruno ha condiviso la propria esperienza familiare, mostrando come la memoria delle tradizioni possa dialogare con i fenomeni migratori e trasformarsi in risorsa creativa. Anche il musicista Angelo Loia ha raccontato il suo viaggio sonoro tra jazz e cultura popolare, rievocando in musica lo spirito della tornanza e l’emozione del ritorno. Il Festival “Ritrova le tue Radici” si conferma così come un’esperienza di comunità, memoria e visione. Un invito a non dimenticare chi siamo stati, per comprendere meglio chi possiamo diventare.